24 marzo 2016

Piccoli combattenti


La storia dei desaparecidos argentini mi affascina da sempre, da prima di andare a vivere in Argentina.
Quando son stata a Buenos Aires ci ho tenuto tanto ad andare a visitare l'ESMA, la scuola militare che nell'indifferenza e sotto gli occhi ditutti era diventata un centro di detenzione illegale.

Ho letto svariati libri sul tema: biografie, storie di nonne e madri instancabili alla ricerca della verità, romanzi in cui i protagonisti son giovani che scoprono di essere stati adottati da persone implicate nella morte dei loro genitori, giovani costretti all'esilio in altre parti del mondo. Non mi ero però mai soffermata su che cosa abbia significato quella guerra silenziosa per i bambini già abbastanza grandicelli per capire che stava succedendo il "peggio" ma che non potevano sapere che cosa fosse esattamente questo "peggio".

Raquel Robles ha una storia simile a quella della protagonista del libro, anche se non è un'autobiografia: anche i suoi genitori son stati desaparecidos e pure lei è cresciuta senza sapere che fine avessero fatto, solo potendo intuirlo.

Nel leggere la biografia di Estela Carlotto, la presidentessa delle Nonne di Plaza de Mayo, mi aveva colpito molto la dichiarazione di un militare che, sotto processo, aveva spiegato che loro erano buoni cristiani, quindi non avrebbero mai ucciso un neonato ma anzi lo salvavano da famiglie che lo avrebbero cresciuto con un'ideologia malata. Che brave persone!
La Robles narra la vicenda di due bambini che, in attesa  in assenza dei genitori, provano a mantenere viva la lotta e formano un nucleo di resistenza segreto.
I due bambini vivono immersi nel dolore delle nonne che hanno perso i figli e l'amore degli zii che provano a dar loro una vita il più possibile normale, in un contesto dove due bambini vengono privati dei genitori nel cuore della notte senza poterli nemmeno salutare.
E' un mondo dove all'esterno tutti fingono che non stia capitando assolutamente nulla e all'interno delle mura di casa nessuno ha il coraggio di dire che il peggio significa che i loro genitori sono morti.

Oggi 24 marzo in Argentina si celebra il giorno della memoria: una memoria che cammina sulle gambe delle instancabili madri che a distanza di 40 anni continuano a cercare giustizia per i loro figli e dei figli che cercano la verità su quello che è accaduto ai loro genitori e delle nonne che vogliono ritrovare i neonati strappati alle loro figlie e nuore.

4 commenti:

Silvia Pareschi ha detto...

Conosci "Il ministero dei casi speciali" di Nathan Englander? E' un bel romanzo sull'argomento dei desaparecidos. L'ho tradotto io ;-)

Federica ha detto...

@silvia: no ma provvederò 😊

Folletto del Vento ha detto...

Buona Pasqua Federica a te ed a chi ti è più caro

chand ha detto...

in quelle storie legate ai desaparecidos c'è sempre una sorta di fatalismo, sapere che la giustizia, se e quando arriverà, non sposterà la linea del tempo, non prevederà un conforto pari al peso della perdita .. ho letto molto sull'argomento (e aggiungerò anche questo alla lista), ho visto tanti film ed ogni volta qualcosa si blocca in gola, orrore di ciò che può fare un regime che uccide il proprio popolo ..