01 maggio 2017

Destinazione Santiago. Come ritrovare se stessi sul Cammino

Una compagna di classe delle elementari che non vedevo da quando avevamo su per giù 10 anni e ci scambiavamo il giornalino della Sirenetta, una cremina al caffè e due libri sul tavolo.

N. mi ha scritto per chiedermi informazioni sul Cammino di Santiago, che io ho fatto per 400 km 9 anni fa, e lei farà in parte fra qualche mese. Abbiamo anche scoperto che ad entrambe piace ancora leggere e quindi ci siamo pure scambiate due libri a tema: io le ho lasciato Il cammino immortale di Jean-Christophe Rufin e lei mi ha prestato Destinazione Santiago di Riccardo Finelli.


Riccardo racconta il suo viaggio da solo lungo gli 800 km del cammino francese (il più conosciuto), deciso all'improvviso (e senza un allenamento) quando a 40 anni un tumore si porta via velocemente Mattia, il suo più caro amico. 
Non sa quale sia il motivo per cui ha deciso di partire e lasciare per 3 settimane lavoro, moglie e figli. Non è particolarmente religioso e, sinceramente, non sa nemmeno se ha senso seguire un percorso medioevale fatto per raggiungere la presunta tomba di San Giacomo. 

Riccardo (lo chiamo per nome di battesimo l'autore perché dopo questo lungo viaggio "insieme" mi pare un pellegrino qualunque che avrei potuto incrociare io sul mio Cammino) racconta in meno di 300 pagine il suo pellegrinaggio, come in un diario.

Annota con dovizia di particolari i luoghi che attraversa e in cui si ferma, aggiungendo anche qualche nota storica, ma soprattutto le storie differenti di chi incrocia nelle diverse tappe. Sono storie veramente diverse che sembrano non avere nulla in comune tra loro, se non il fatto di trovarsi a fare una cosa a senso di logica assolutamente insensata: in questo nuovo millennio che senso ha martoriarsi le gambe ed i piedi (e solo chi ha fatto il Cammino di Santiago può capire cosa significhi la parola "vescica"---> qui per i non deboli di stomaco) per raggiungere un posto?
Riccardo riesce ad evidenziare che cosa unisce le diverse motivazioni: tutti camminano sperando di trovare una risposta alla domanda delle domande "Chi sono io? e qual è il mio posto nel mondo?".

Nonostante mi sia ritrovata in molte vicissitudini, da quella di non trovare un posto in ostello al dolore fisico e la stanchezza mentale, è stato anche curioso capire come la nostra vita sia incredibilmente cambiata in 9 anni: banalmente non avevo facebook e il problema se chiedere o meno l'amicizia a qualcuno non esisteva. Oggi se mi rimettessi in cammino sarebbe una questione spinosa: rimanere in contatto dopo essersi raccontato segreti molto intimi ha senso oppure è meglio lasciare che quello che accade sul Cammino resti sul Cammino?

Un libro sicuramente utile per chi come N. sta preparando il suo zaino e sicuramente una lettura emozionante per chi come me lo zaino l'ha posato, per ora.
Perché io una piccola critica la farei: sulla quarta di copertina c'è scritto "Il grande viaggio che tutti dovrebbero fare una volta nella vita", io ci scriverei "Il viaggio che tutti dovrebbero fare ALMENO una volta nella vita".
Agosto 2008, Galizia Spagna

Buen camino!

7 commenti:

Pietro Sabatelli ha detto...

La storia e il libro come ovvio è bella, ma non sapevo che l'avevi fatto tempo fa anche tu il cammino, sarà sicuramente stata un'esperienza unica ;)

Silvia - Banana e cioccolato ha detto...

Io non so se lo farei, per vari motivi: la preparazione fisica (che mi manca), il caldo (che non sopporto), la stanchezza (quando sono stanca i rendo conto di essere insopportabile, se poi ho anche caldo non ne parliamo), l'ansia (tipo di non riuscire a trovare da dormire), le vesciche (ovviamente!) e un sacco di altri miei limiti. Però non ti nascondo che mi attrae molto, sarei curiosa di vedere come reagirei a tutto ciò. Io ti ammiro per averlo fatto e, ma davvero lo rifaresti una seconda volta?

Sonia Ognibene ha detto...

Continua a deliziarci con i tuoi post, viaggi e consigli di lettura! Ciao, cara!

UIFPW08 ha detto...

Una buona guida è sempre utile. Di sicuro un ottima lettura.
Il mio abbraccio
Maurizio

AdrianaMeis ha detto...

Commento questo post raccontandoti cosa mi è successo.
Io il cammino non l'ho fatto, mi piacerebbe farlo e ogni tanto ci penso. Confesso che è un desiderio che lascio spesso assopire, per ovvie ragioni: tempo, motivazioni serie, soldi (anche se so che costa pochissimo).
Ho fatto qualcosa di simile qualche anno fa, una marcia francescana di 90 km in 7 giorni. Livello base proprio.
In ogni caso, venerdì ho incontrato un tizio che me ne ha parlato in maniera molto entusiasta, oltre a sollevare dentro di me una serie di domande che hanno risvegliato nuovamente il desiderio di poter mettermi in cammino.
Poi approdo qua e leggo questo post...quindi, niente, ci penso seriamente. E mi annoto il libro, che non si sa mai! ;-)

Federica ha detto...

@banana: se penso davvero ad ogni singolo momento (il dolore, la stanchezza ecc) mi vengono dei dubbi, ma sull'onda dell'entusiasmo potrei davvero ripartire in qualsiasi momento: è la cosa più intensa che io abbia mai fatto

Federica ha detto...

@michi: comunque vada, buon cammino :)